Hannah Ritchie and Pablo Rosado (2020) – “Electricity Mix” Published online at OurWorldInData.org. Retrieved from: ‘https://ourworldindata.org/electricity-mix’ [Online Resource]
L’elettricità è una delle tre componenti che compongono la produzione totale di energia. Gli altri due sono il trasporto e il riscaldamento.
Come vediamo più dettagliatamente in questo articolo, la ripartizione delle fonti – carbone, petrolio, gas, nucleare e rinnovabili – è diversa nell’elettricità rispetto al mix energetico. In generale, le fonti a basse emissioni di carbonio (nucleare e rinnovabili) rappresentano una quota maggiore della nostra elettricità rispetto al nostro mix energetico totale.
Ciò significa che è importante distinguere tra i due. In un’altra pagina, forniamo la ripartizione completa del mix energetico. Ma in questo articolo ci concentriamo sul mix elettrico.
Da dove prendiamo l’elettricità? Quali paesi hanno le reti elettriche più pulite? In questo articolo, esaminiamo la ripartizione in tutto il mondo.
Da dove viene la nostra elettricità?
Quali fonti compongono il nostro mix elettrico? Quanto proviene dal carbone, dal petrolio e dal gas e quanto dal nucleare, dall’energia idroelettrica, dal solare o dall’eolico?
Nei grafici interattivi qui riportati, vediamo la ripartizione del mix di energia elettrica per fonte.
Il grafico ad area in pila mostra la produzione di elettricità in termini assoluti, consentendo di vedere come queste fonti si sommano. Il grafico a linee mostra la quota di ciascuna origine sul totale e offre una prospettiva migliore su come ciascuna di esse cambia nel tempo.
A livello globale, il carbone, seguito dal gas, è la più grande fonte di produzione di elettricità. Tra le fonti a basse emissioni di carbonio, l’energia idroelettrica e il nucleare danno il contributo maggiore; anche se l’eolico e il solare stanno crescendo rapidamente.
Osservando il mix elettrico di singoli paesi, possiamo vedere cambiamenti drammatici nel tempo.
Prendiamo ad esempio il Regno Unito: lì assistiamo a un drammatico declino del ruolo del carbone nel suo mix elettrico. Dall’essere la fonte di oltre la metà dell’elettricità alla fine degli anni ’80, il contributo del carbone si è ora ridotto a solo un paio di punti percentuali, riflettendo un cambiamento sostanziale nel panorama energetico del paese.
Dalla Relazione annuale del Governatore della banca d’Italia:
Dal 2022 la capacità installata di energia da fonti rinnovabili è cresciuta a tassi sostenuti, ma non ancora sufficienti a raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima entro il 2030. In prospettiva potrebbe pesare la fine di alcune misure di sostegno pubblico e il venire meno della spinta esercitata dalla crescita dei prezzi dei combustibili fossili. L’avvio di REPowerEU potrebbe invece contribuire alla rimozione di ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili (cfr. il riquadro: Lo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza).
I finanziamenti privati svolgono un ruolo essenziale per la transizione verso un’economia più sostenibile. Nel periodo 2020-22 il mercato dei mutui verdi, che rappresentano uno degli strumenti a disposizione delle banche, è cresciuto in misura significativa, riflettendo anche una forte spinta dal lato dell’offerta (cfr. il riquadro: I mutui verdi in Italia del capitolo 12).
L’IMPATTO DELLA CLASSE ENERGETICA SUI PREZZI DELLE CASE, pag. 67
Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), nel 2021 il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici residenziali sono stati responsabili del 12,5 % delle emissioni complessive di gas serra del Paese.
Il recente aggiornamento della direttiva UE/2024/1275 sulla prestazione energetica nell’edilizia (Energy Performance of Buildings Directive, EPBD) prevede un obiettivo di riduzione delle emissioni delle abitazioni di circa un quinto rispetto ai valori del 2020, da raggiungere entro il 2035 principalmente attraverso la ristrutturazione degli immobili a bassa efficienza energetica.
L’efficienza energetica è misurata dall’indice di prestazione energetica, che è tanto maggiore quanto minore è il consumo annuo di energia teoricamente necessario per assicurare un livello standardizzato per alcuni servizi essenziali (riscaldamento e raffreddamento dell’immobile, produzione di acqua calda, illuminazione). Questo consumo è stimato sulla base di complessi modelli ingegneristici che tengono conto, in particolare, delle caratteristiche fisiche e delle
dotazioni dell’immobile e delle condizioni climatiche della località in cui è sito.
In Italia ogni edificio viene associato a una delle dieci classi energetiche previste dalla normativa nazionale, dalla A4, la più efficiente, alla G, la meno efficiente.
La classe energetica è – anche grazie alla sua facilità comunicativa – il parametro di riferimento utilizzato dagli operatori per confrontare la qualità energetica degli immobili all’interno di un mercato locale.
Secondo le stime dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), nel 2022 in Italia il 53 % delle abitazioni si collocava nelle classi più basse (G e F), mentre solo il 12 % era ad alta efficienza (classi da A1 a A4)1
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Utilizzando le informazioni relative a un campione di abitazioni messe in vendita in Italia tra il 2018 e il 2022 sulla piattaforma digitale Immobiliare.it (la cui composizione in termini di classe energetica è sostanzialmente in linea con le statistiche dell’ENEA), si stima che il prezzo di vendita richiesto per una casa nelle classi da A1 a A4 sia, a parità di altre caratteristiche, superiore del 25 per cento in media rispetto al prezzo di un’abitazione in classe G.
Il premio legato all’efficienza energetica è assai variabile sul territorio, anche all’interno di una stessa regione; è maggiore nelle zone climatiche più fredde, dove gli interventi necessari ad aumentare la classe energetica sono più complessi e verosimilmente più costosi e i risparmi energetici sono più elevati, rispetto alle zone con clima più temperato. Questi risultati suggeriscono che le misure di sostegno pubblico dovrebbero coprire solo una parte dei costi sostenuti per gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica, sia per fornire un incentivo a non spendere più del necessario sia perché i benefici sono in parte capitalizzati nel valore di mercato dell’immobile. Tenuto conto dell’eterogeneità dei costi e dei benefici, nel disegno di queste misure andrebbero considerati fattori quali l’entità del miglioramento atteso delle prestazioni energetiche e la condizione economica dei beneficiari.