L’iniziativa prende le mosse dai passi avanti compiuti dalle scienze del clima a partire dalla fine del secolo scorso, che hanno costituito uno sviluppo di prima grandezza nell’evoluzione dell’intero panorama scientifico contemporaneo. Così è, in specie, per quanto riguarda il patrimonio di conoscenze ormai venuto ad accumularsi in materia di Climate Change – senza dubbio tutt’altro che esente da motivi di incertezza, ma non per questo di minor valore. Da un lato, infatti, circa l’entità e le responsabilità antropiche del Climate Change, si tratta di un patrimonio comunque ‘concludente’, che consente di formulare giudizi tanto impegnativi e severi quanto quelli che si leggono nell’ultimo Assessment Report dell’IPCC – International Panel on Climate Change; da un altro, si può sostenere che proprio lo sviluppo di una peculiare ‘confidenza’ con il tema dell’incertezza (e dell’errore) ha costituito uno dei più importanti punti di forza della Climate Science – uno dei suoi maggiori motivi di interesse epistemologico e, nondimeno, uno dei suoi motivi di fecondità reale.
In effetti, cospicui come sono, i progressi in questione si prestano a considerazioni di diverso genere, destinate a trovare spazio nel convegno insieme a valutazioni circa le prospettive che ulteriormente conviene perseguire. I contributi riguarderanno quindi:
- in termini sostantivi, l’identificazione degli ambiti che hanno fatto registrare le acquisizioni di maggior rilievo e, per contro, di quelli che allo stato degli atti presentano le criticità più gravi (unite però a ragionevoli probabilità di risultati importanti in tempi relativamente brevi, nella logica delle World Climate Research Program Grand Challenges e dei contributi forniti dall’IPCC);
- sul piano degli ‘assetti conoscitivi’, gli orientamenti metodologici e i fattori organizzativi che hanno consentito l’evoluzione degli ultimi due o tre decenni, ragionevolmente meritevoli di rafforzamento e valorizzazione;
- la questione, epistemologicamente cruciale, dei limiti di predicibilità dei cambiamenti climatici, intimamente connessa alla natura nonlineare e caotica dei fenomeni, ovvero il tipo (oltre che il grado) di incertezza che avvolge le nostre conoscenze in materia di clima: quanto contingente, legata allo ‘stato dell’arte’, quanto in re ipsa, non eliminabile;
- le implicazioni dell’incertezza sul piano dell’agire, particolarmente con riguardo alla possibilità di ricondurle senza residui alle nozioni di risk assessment e di risk management;
- complessivamente, il tipo di ‘autocomprensione’ che la Climate Sience ha sviluppato nei tempi più recenti – anche in relazione all’aumento del suo grado di rilevanza sociale e di esposizione politica.