Banca d’Italia – Relazione annuale sul 2019

Le Considerazioni finali in occasione della diffusione della Relazione annuale sul 2019.

È anche pubblicata la Relazione sulla gestione e sulle attività della Banca d’Italia sul 2019, che fornisce un resoconto dell’attività svolta dalla Banca, dei risultati conseguiti e delle risorse utilizzate.

L’economia italiana

[4] L‘anno scorso il PIL ha decelerato, registrando una crescita dello 0,3 per cento. Gli investimenti sono aumentati decisamente meno rispetto al 2018, frenati dall’incertezza diffusasi tra le imprese a seguito del rallentamento dell’economia globale e delle persistenti tensioni protezionistiche. I consumi delle famiglie hanno risentito della debole dinamica del reddito disponibile.

In un contesto di significativo indebolimento del commercio mondiale, le imprese italiane hanno sostanzialmente mantenuto le quote di mercato. Si è di riflesso ampliato il surplus di conto corrente, sostenuto anche dal miglioramento della bilancia turistica; la posizione netta sull’estero dell’Italia è risultata alla fine del 2019 prossima al pareggio.

A livello territoriale, nel 2019 l’attività economica è cresciuta nel Nord; si è mantenuta sui livelli dell’anno precedente nel Centro e nel Mezzogiorno.

L’occupazione ha continuato ad aumentare, sebbene a un ritmo inferiore rispetto al 2018. L’espansione, più accentuata nella prima metà dell’anno, si è successivamente attenuata, riflettendo l’indebolimento ciclico. Il tasso di disoccupazione è diminuito, portandosi al 10,0 per cento nella media del 2019.

L’impulso della politica di bilancio, misurato dalla variazione dell’avanzo primario corretto per gli effetti del ciclo economico, è stato lievemente restrittivo; era stato espansivo nel quinquennio precedente.

Dalla fine di febbraio la diffusione dell’epidemia di Covid-19 ha determinato un forte impatto negativo sull’attività economica. Nel primo trimestre il PIL ha registrato una flessione del 4,7 per cento; sulla base di nostre valutazioni, il calo sarebbe stato più accentuato nelle regioni del Nord. Alla contrazione del prodotto avrebbe contribuito soprattutto la marcata diminuzione della spesa delle famiglie. Da marzo l’interscambio con l’estero e i flussi turistici hanno risentito della flessione della domanda globale e dell’interruzione delle attività produttive “non essenziali” disposta dal Governo per contrastare la diffusione dell’epidemia. 

Gli indicatori disponibili segnalano una significativa caduta del prodotto anche nel secondo trimestre, che si rifletterebbe in un deciso calo nel complesso dell’anno in corso.

Da marzo l’emergenza sanitaria ha determinato una riduzione degli occupati, soprattutto tra i dipendenti a termine; nel complesso del primo trimestre è stata pari allo 0,4 per cento nel confronto con gli ultimi tre mesi del 2019. Il calo delle posizioni lavorative è stato in parte frenato dalla sospensione dei licenziamenti per motivi economici e dal potenziamento della Cassa integrazione guadagni. Il deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro potrebbe essere più accentuato nei mesi primaverili, specie nel segmento dell’occupazione a termine.

L’inflazione è stata particolarmente moderata nel primo trimestre e si è collocata su valori appena positivi in aprile. Sia le aspettative di inflazione registrate sui mercati finanziari dell’area dell’euro, sia le intenzioni espresse dalle imprese italiane sui propri listini nei prossimi dodici mesi sono state riviste al ribasso.

Le prospettive della finanza pubblica sono state decisamente modificate dall’emergenza sanitaria. Nelle previsioni ufficiali il disavanzo del 2020 e quello del 2021 salirebbero rispettivamente di circa 8 e 4 punti percentuali in rapporto al PIL rispetto a quanto programmato nella scorsa sessione di bilancio; il rapporto tra il debito e il PIL aumenterebbe di oltre 20 punti percentuali quest’anno, raggiungendo il 155,7 per cento, nel 2021 diminuirebbe grazie alla ripresa economica.

Un ritorno alla crescita dell’economia italiana nel prossimo decennio è possibile con adeguati aumenti della partecipazione al mercato del lavoro e dell’occupazione, degli investimenti e della produttività.