Con l’inizio del 2025, il panorama del lavoro continua ad evolversi a un ritmo rapido. Le scoperte trasformative, in particolare nell’ambito dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI), stanno rimodellando le industrie e le attività in tutti i settori. Questi progressi tecnologici, tuttavia, stanno convergendo con una gamma più ampia di sfide, tra cui la volatilità economica, i riallineamenti geoeconomici, le sfide ambientali e l’evoluzione delle aspettative della società. In risposta, questa quinta edizione del Future of Jobs Report amplia il suo focus, offrendo un’analisi completa delle tendenze interconnesse che modellano il mercato del lavoro globale.
Al centro del rapporto c’è un set di dati unico derivato da un’ampia indagine sui datori di lavoro globali. L’edizione di quest’anno raccoglie le prospettive di oltre 1.000 datori di lavoro, che rappresentano più di 14 milioni di lavoratori in 22 cluster industriali e 55 economie, fornendo approfondimenti senza precedenti sul panorama dei posti di lavoro emergenti per il periodo 2025-2030.
Entro il 2030, i datori di lavoro che operano in Italia si aspettano una trasformazione del modello di business in risposta all’aumento degli sforzi di mitigazione del clima, alla continua digitalizzazione e all’aumento del costo della vita. In particolare, il 70% prevede cambiamenti dovuti agli investimenti per ridurre le emissioni di carbonio, rispetto a una media globale del 47%. I datori di lavoro in Italia prevedono una crescita netta dell’occupazione negli ingegneri robotici, negli ingegneri delle energie rinnovabili e negli ingegneri ambientali, guidando l’aumento della domanda di competenze come l’intelligenza artificiale, le reti, la sicurezza informatica e la gestione ambientale. Per adattarsi a queste tendenze, l’85% degli intervistati mira a migliorare le competenze della propria forza lavoro e il 73% prevede di migliorare la propria forza lavoro attraverso l’aumento della tecnologia.
Ostacoli alla trasformazione
Le lacune di competenze nel mercato del lavoro sono il principale ostacolo alla trasformazione delle imprese percepito dagli intervistati dell’indagine sul futuro del lavoro per il periodo 2025-2030, citate dal 63% dei datori di lavoro intervistati (Figura 4.1). Questo dato è ancora più pronunciato rispetto ai risultati descritti nell’edizione 2023 del rapporto, in cui anche le lacune di competenze nel mercato del lavoro locale hanno superato le barriere alla trasformazione, sostenute dal 60% dei dirigenti. Questa sfida di competenze persiste in quasi tutti i settori e in tutte le aree geografiche, classificandosi al primo posto in 52 economie su 55 e in 19 settori su 22.
Il secondo ostacolo percepito più significativo è la cultura organizzativa e la resistenza al cambiamento, identificate dal 46% degli intervistati come un ostacolo chiave, che evidenzia la sfida prevista di allineare i processi interni, le strutture organizzative, le gerarchie e le mentalità nel rispondere alle tendenze e alle interruzioni che le aziende si aspettano di affrontare. Le preoccupazioni normative sono considerate il terzo ostacolo più rilevante, identificato dal 39% dei datori di lavoro. Inoltre, il 32% degli intervistati evidenzia la mancanza di dati e di infrastrutture tecniche adeguate come un ulteriore ostacolo. Altri ostacoli, come la carenza di capitale di investimento (26%) e l’insufficiente comprensione delle opportunità (25%), sono citati meno frequentemente.
Nell’edizione 2023 del rapporto, più della metà degli intervistati ha identificato le difficoltà nell’attrarre talenti come un ostacolo primario. L’indagine di quest’anno distingue tra attrattiva del settore e attrattiva a livello aziendale, e i risultati mostrano che il 37% delle aziende considera la mancanza di attrattiva del settore come un ostacolo notevole, mentre il 27% cita problemi specifici dell’azienda.
Competenze principali
La figura 3.3 mostra le competenze chiave che gli intervistati dell’indagine sul futuro del lavoro identificano come richieste dai lavoratori di oggi. Come nelle due precedenti edizioni di questo rapporto, il pensiero analitico rimane la principale competenza fondamentale per i datori di lavoro, con sette aziende su 10 che lo considerano essenziale. Seguono la resilienza, la flessibilità e l’agilità, insieme alla leadership e all’influenza sociale, sottolineando il ruolo critico dell’adattabilità e della collaborazione insieme alle competenze cognitive. Il pensiero creativo, la motivazione e la consapevolezza di sé sono rispettivamente al quarto e quinto posto. Questa combinazione di competenze cognitive, di autoefficacia e interpersonali all’interno delle prime cinque mette in evidenza l’importanza attribuita dagli intervistati ad avere una forza lavoro agile, innovativa e collaborativa, in cui sia le capacità di risoluzione dei problemi che la resilienza personale sono fondamentali per il successo.