Le proiezioni, come concordato nell’ambito dell’esercizio, sono basate sulle informazioni disponibili al 20 novembre per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 27 novembre per i dati congiunturali.
Lo scenario previsivo presuppone che seppure in un contesto di elevata incertezza, in particolare sulle politiche commerciali della nuova amministrazione statunitense, la crescita della domanda estera si consolidi, ma su valori nettamente inferiori a quelli medi del ventennio precedente la pandemia. Sulla base dei contratti futures, i prezzi del petrolio diminuirebbero nel corso del triennio e quelli del gas naturale rimarrebbero sostanzialmente stabili (cfr. il riquadro Le ipotesi). I costi di finanziamento per imprese e famiglie si ridurrebbero gradualmente.
Si stima che il prodotto sia tornato a espandersi nel trimestre in corso a ritmi moderati e che la crescita possa acquistare vigore dalla seconda metà del prossimo anno, grazie soprattutto all’andamento favorevole dei consumi e alla ripresa delle esportazioni. Rispetto alle proiezioni pubblicate in ottobre, la crescita del PIL è rivista al ribasso per circa 0,1 punti percentuali all’anno, per via di andamenti meno favorevoli delle attese nella seconda metà del 2024 e degli effetti di ipotesi di una crescita della domanda estera più contenuta e di tassi di interesse leggermente più elevati.
I consumi, dopo la forte caduta registrata alla fine del 2023, sono tornati ad aumentare fin dal primo trimestre dell’anno in corso e continuerebbero a crescere nel prossimo triennio, sostenuti dal buon andamento del potere d’acquisto delle famiglie e dalla riduzione dei tassi di interesse.
Gli investimenti rallenterebbero, risentendo degli effetti del ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni, che verrebbero solo in parte attenuati dall’aumento della spesa per infrastrutture e dalle misure di incentivo previste nel PNRR.
L’occupazione continuerebbe a crescere, sia pur a ritmi inferiori a quelli del prodotto. Il tasso di
disoccupazione, sceso al 6,1 per cento nella media del trimestre estivo, si manterrebbe sostanzialmente stabile nel triennio 2025-27.
L’inflazione al consumo si collocherebbe all’1,1 per cento in media quest’anno e salirebbe all’1,5 nel 2025-26 (fig. 2). Nel 2027 l’estensione del campo di applicazione del sistema per lo scambio di quote di emissione nell’Unione europea alla vendita di carburanti e di combustibili per il riscaldamento degli edifici (EU Emission Trading System 2, ETS2) determinerebbe un rialzo dei prezzi dei beni energetici che spingerebbe temporaneamente l’inflazione al consumo al 2 per cento in media d’anno. L’inflazione di fondo scenderebbe dal 2,2 per cento di quest’anno a poco più dell’1,5 in media nel triennio 2025-27, in cui si valuta che le pressioni derivanti dal costo del lavoro per unità di prodotto, in graduale rallentamento, verranno in larga misura assorbite dai margini di profitto.
Rispetto alle previsioni pubblicate in ottobre, l’inflazione al consumo è pressoché invariata.