La transizione comporta un ampio spettro di sfide, legate agli obiettivi di politica energetica e ambientale, all’instabilità dei mercati energetici e al cambiamento tecnologico. Pertanto, l’Analisi trimestrale pone l’attenzione sugli aspetti che consentono di individuare le criticità attuali e di anticipare quelle in divenire anche in relazione agli obiettivi – di medio e lungo termine – stabiliti dall’Unione Europea. Le diverse misure di politica energetica possono però interagire in modi molteplici e complessi, ma i possibili trade-off non sono stati finora compiutamente analizzati, anche a causa della difficoltà di produrre valutazioni accurate su un tale insieme di questioni interdipendenti.
L’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano produce una elaborazione periodica dei dati relativi al settore energetico che tenta di superare il modo frammentario e disomogeneo in cui questi sono disponibili, fornendo un quadro complessivo dell’evoluzione del sistema a partire da una metodologia trasparente che consente la riproducibilità delle analisi.
Nel III trimestre dell’anno l’economia dell’area euro ha mostrato segnali di leggera ripresa (+0,4% la crescita congiunturale del PIL), ma la crescita acquisita per l’intero 2024 resta modesta, sui livelli del 2023 (+0,5% circa). In particolare, sull’intera area continua a pesare la performance molto negativa dell’economia tedesca (-0,2% nei primi nove mesi dell’anno), frenata dalla produzione industriale che lungo tutto l’anno si è mantenuta in calo di circa il 5% rispetto a un anno prima. Sui mercati dell’energia all’ingrosso il prezzo del gas è tornato ad aumentare su base tendenziale (+7% il TTF rispetto a un anno prima), tornando a stabilirsi al di sopra dei 40 €/MWh da ottobre, mentre sulle borse elettriche europee, nonostante aumenti anche significativi sul II trimestre (in Spagna e Francia), i prezzi del III trimestre sono rimasti ovunque ben al di sotto dei livelli di un anno prima, con l’unica eccezione dell’Italia, dove il prezzo è risultato maggiore del 5%.
In Italia i consumi di energia primaria hanno registrato una buona ripresa nel III trimestre: +1% se stimati con la metodologia Eurostat (come fatto per l’Eurozona), mentre l’aumento risulta anche superiore al +2% nella stima effettuata con la metodologia utilizzata per i bilanci energetici elaborati del Ministero dello Sviluppo Economico fino al 2018[1]. Nell’insieme dei primi nove mesi l’energia primaria resta comunque in calo di circa l’1% se stimata con il metodo Eurostat, mentre risulta in aumento dell’1% nel caso della stima con il metodo MiSE.
In termini di fonti, nel III trimestre è proseguito il drastico calo dei consumi di carbone (-40%), ma sono invece aumentati i consumi di tutte le altre fonti: +2,5% il petrolio, spinto dalla crescita della mobilità, +3% il gas, in ripresa nella generazione elettrica, +8% le rinnovabili (che erano però cresciute del 25% nel primo semestre), grazie soprattutto alla ripresa dell’idroelettrico. Nell’insieme dei primi nove mesi il carbone è in calo di oltre 2 Mtep, il gas resta in calo di circa 1 Mtep, mentre sono in aumento il petrolio (+0,5 Mtep) e soprattutto le rinnovabili elettriche (+3,8 Mtep se stimate con il partial substitution method, +18%) e le importazioni nette di elettricità (+0,3 Mtep).
Le emissioni di CO2 hanno registrato nel III trimestre l’ottava variazione tendenziale negativa su base trimestrale, ma la flessione rispetto a un anno prima è risultata questa volta marginale (inferiore all’1%), a fronte del calo del 7% registrato nel I semestre. A determinare il calo è stato il persistente crollo dei consumi di carbone nella termoelettrica, cui però stavolta non si è sommato il calo dei consumi di gas, tornato come si è visto ad aumentare. La contrazione delle emissioni resta comunque concentrata nel settore elettrico, dove la quota di generazione da fossili è scesa nel semestre al 46%, nuovo minimo storico, inferiore di 6 punti percentuali rispetto al precedente minimo storico (del 2023). Arrivano invece al quarto aumento trimestrale consecutivo (+2%) le emissioni dei settori non-ETS (industria non energivora, terziario, residenziale e trasporti), perché l’aumento nei trasporti più che compensa i cali nell’industria e nel civile.