U.E. – direttiva sul miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali
Direttiva (UE) 2024/2831 del 23 ottobre 2024 relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali
Il lavoro mediante piattaforme digitali è una forma di occupazione in cui organizzazioni o persone utilizzano una piattaforma online per accedere ad altre organizzazioni o persone al fine di risolvere problemi specifici o fornire servizi specifici dietro pagamento.
L’economia delle piattaforme digitali sta crescendo rapidamente. Durante la pandemia di COVID-19 il lavoro mediante piattaforme digitali si è intensificato e ha iniziato a diffondersi, in parte grazie all’aumento delle consegne di cibo e generi alimentari. Sta diventando un motore per l’innovazione e la crescita dell’occupazione.
Il lavoro mediante piattaforme digitali assume varie forme e aspetti ed è talvolta chiamato “gig economy”. Pur avendo avvantaggiato sia le imprese che i consumatori, la crescita delle piattaforme digitali ha portato allo sviluppo di una “zona grigia” per molti lavoratori per quanto riguarda la loro situazione occupazionale.
L’UE è il primo legislatore al mondo che tenta di proporre norme specifiche per le piattaforme di lavoro digitali.
La direttiva introduce due miglioramenti fondamentali:
contribuisce a determinare correttamente la situazione occupazionale delle persone che lavorano mediante piattaforme digitali ,
stabilisce le prime norme dell’UE sull’uso di sistemi algoritmici sul luogo di lavoro.
Nell’UE oltre 28 milioni di persone lavorano mediante una (o più) di tali piattaforme di lavoro digitali. Nel 2025 si prevede che questa cifra raggiungerà i 43 milioni.
Le persone che lavorano mediante piattaforme di lavoro digitali svolgono una serie variegata di compiti, sia in loco che in remoto. Tra tali compiti figurano ad esempio i servizi di consegna, traduzione, inserimento di dati, baby-sitting, assistenza agli anziani o guida di taxi.
Il lavoro mediante piattaforme digitali è in genere una fonte di reddito secondaria che si somma all’occupazione principale.
Le nuove norme affronterebbero casi di errata classificazione dei lavoratori delle piattaforme e agevolerebbero le modalità con cui sarebbero riclassificati come lavoratori subordinati, garantendo loro un più facile accesso ai diritti loro spettanti in qualità di lavoratori subordinati ai sensi del diritto dell’UE.
L’accordo raggiunto l’8 febbraio 2024 tra il Consiglio e il Parlamento europeo introduce una presunzione legale confutabile efficace. Secondo tale accordo, sussiste una presunzione legale di rapporto di lavoro tra una piattaforma di lavoro digitale e una persona che lavora mediante detta piattaforma qualora si riscontrino fatti che indicano direzione e controllo, ai sensi del diritto nazionale, degli accordi collettivi o delle prassi in vigore negli Stati membri.
Se la piattaforma digitale intende confutare tale presunzione, deve provare che il rapporto contrattuale in questione non è un rapporto di lavoro.
Spetta agli Stati membri definire nel proprio diritto nazionale le modalità di detta presunzione legale. La presunzione dovrebbe consentire ai lavoratori delle piattaforme digitali di accertare più facilmente, in termini procedurali, la propria situazione occupazionale.
Uso di algoritmi sul luogo di lavoro
Le piattaforme di lavoro digitali utilizzano algoritmi per la gestione delle risorse umane. Tali sistemi sono utilizzati per organizzare e gestire le persone che svolgono un lavoro mediante piattaforme digitali tramite le loro applicazioni o siti web.
Le nuove norme prevedono che i lavoratori debbano essere informati in caso di uso di sistemi decisionali e di monitoraggio automatizzati.
Inoltre, le piattaforme di lavoro digitali non potranno trattare taluni tipi di dati personali, quali:
- dati personali relativi allo stato emotivo o psicologico dei lavoratori delle piattaforme digitali
- dati relativi alle conversazioni private
- dati per prevedere l’attività sindacale reale o potenziale
- dati utilizzati per desumere l’origine razziale o etnica, lo status di migrante, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o lo stato di salute di un lavoratore
- dati biometrici diversi dai dati utilizzati per l’autenticazione
In ogni caso le nuove norme prevedono che tali sistemi debbano essere monitorati da personale qualificato, che gode di una protezione particolare contro i trattamenti sfavorevoli. La sorveglianza umana è garantita anche per decisioni significative, come la sospensione degli account.