Raccomandazione (UE) 2024/1590 della Commissione, del 28 maggio 2024, sul recepimento degli articoli 8, 9 e 10 recanti le disposizioni relative all’obbligo di risparmio energetico della direttiva (UE) 2023/1791 del Parlamento europeo e del Consiglio sull’efficienza energetica
La Raccomandazione (UE) 2024/1590 riguarda il recepimento degli articoli 8, 9 e 10 della direttiva (UE) 2023/1791 del Parlamento europeo e del Consiglio sull’efficienza energetica. Vediamo alcuni punti chiave:
- Obiettivo di Risparmio Energetico:
- La direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio ha introdotto l’obbligo di conseguire un obiettivo principale di risparmio energetico pari almeno al 32,5% a livello di Unione entro il 2030.
- La Raccomandazione (UE) 2019/1658 della Commissione ha fornito orientamenti agli Stati membri per il recepimento e l’attuazione degli obblighi di risparmio energetico, aiutandoli a implementare misure, metodologie e strumenti adeguati per massimizzare il potenziale di risparmio energetico.
- La direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio ha introdotto l’obbligo di conseguire un obiettivo principale di risparmio energetico pari almeno al 32,5% a livello di Unione entro il 2030.
- La Direttiva (UE) 2023/1791:
- Questa direttiva, adottata il 13 settembre 2023, è una rifusione della direttiva 2012/27/UE.
- Ha innalzato significativamente l’obbligo di risparmio energetico, contribuendo alla stabilità per gli investitori e all’efficienza energetica a lungo termine.
- L’obiettivo è creare crescita, posti di lavoro e competitività a livello locale, riducendo al contempo la povertà energetica.
- Recepimento e Attuazione:
SI RICORDA: Banca d’Italia – Relazione annuale – estratto
L’IMPATTO DELLA CLASSE ENERGETICA SUI PREZZI DELLE CASE, pag. 67
Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), nel 2021 il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici residenziali sono stati responsabili del 12,5 % delle emissioni complessive di gas serra del Paese.
Il recente aggiornamento della direttiva UE/2024/1275 sulla prestazione energetica nell’edilizia (Energy Performance of Buildings Directive, EPBD) prevede un obiettivo di riduzione delle emissioni delle abitazioni di circa un quinto rispetto ai valori del 2020, da raggiungere entro il 2035 principalmente attraverso la ristrutturazione degli immobili a bassa efficienza energetica.
L’efficienza energetica è misurata dall’indice di prestazione energetica, che è tanto maggiore quanto minore è il consumo annuo di energia teoricamente necessario per assicurare un livello standardizzato per alcuni servizi essenziali (riscaldamento e raffreddamento dell’immobile, produzione di acqua calda, illuminazione). Questo consumo è stimato sulla base di complessi modelli ingegneristici che tengono conto, in particolare, delle caratteristiche fisiche e delle
dotazioni dell’immobile e delle condizioni climatiche della località in cui è sito.
In Italia ogni edificio viene associato a una delle dieci classi energetiche previste dalla normativa nazionale, dalla A4, la più efficiente, alla G, la meno efficiente.
La classe energetica è – anche grazie alla sua facilità comunicativa – il parametro di riferimento utilizzato dagli operatori per confrontare la qualità energetica degli immobili all’interno di un mercato locale.
Secondo le stime dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), nel 2022 in Italia il 53 % delle abitazioni si collocava nelle classi più basse (G e F), mentre solo il 12 % era ad alta efficienza (classi da A1 a A4).
Utilizzando le informazioni relative a un campione di abitazioni messe in vendita in Italia tra il 2018 e il 2022 sulla piattaforma digitale Immobiliare.it (la cui composizione in termini di classe energetica è sostanzialmente in linea con le statistiche dell’ENEA), si stima che il prezzo di vendita richiesto per una casa nelle classi da A1 a A4 sia, a parità di altre caratteristiche, superiore del 25% in media rispetto al prezzo di un’abitazione in classe G.
Il premio legato all’efficienza energetica è assai variabile sul territorio, anche all’interno di una stessa regione; è maggiore nelle zone climatiche più fredde, dove gli interventi necessari ad aumentare la classe energetica sono più complessi e verosimilmente più costosi e i risparmi energetici sono più elevati, rispetto alle zone con clima più temperato. Questi risultati suggeriscono che le misure di sostegno pubblico dovrebbero coprire solo una parte dei costi sostenuti per gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica, sia per fornire un incentivo a non spendere più del necessario sia perché i benefici sono in parte capitalizzati nel valore di mercato dell’immobile. Tenuto conto dell’eterogeneità dei costi e dei benefici, nel disegno di queste misure andrebbero considerati fattori quali l’entità del miglioramento atteso delle prestazioni energetiche e la condizione economica dei beneficiari.