«Quasi 4 mila morti in più in zona rossa rispetto a quelli attesi negli ultimi 34 anni»
Negli ultimi 34 anni, nella zona del Veneto più colpita dalla contaminazione da Pfas, causata dalla Miteni di Trissino, la cosiddetta «area rossa», ci sono stati quasi 4 mila morti in più rispetto alle attese. Questo il risultato di uno studio completato dal professor Annibale Biggeri, ordinario di Statistica medica dell’ateneo di Padova, e pubblicato recentemente dalla rivista scientifica internazionale Environmental Health.
Aumento del rischio di cancro nei più giovani
La ricerca è stata sviluppata da un team dell’università di Padova guidato da Biggeri, in collaborazione con il Registro tumori dell’Emilia-Romagna, il servizio statistico dell’Istituto superiore di sanità e con il contributo di Citizen science del gruppo Mamme No Pfas. I risultati parlano chiaro: dal 1985 al 2018 si è registrato, nei trenta Comuni compresi nell’area altamente contaminata, un eccesso di decessi: oltre 3.800 in più di quelli previsti su base statistica: una morte in più ogni tre giorni. In particolare, i ricercatori, tramite un’analisi approfondita, hanno evidenziato un aumento del rischio di insorgenza di malattie tumorali al diminuire dell’età. Quindi i giovani, che sono stati esposti alle sostanze perfluoroalchiliche fin dall’infanzia, sono i più colpiti. Un elemento che potrebbe essere legato anche al fatto che, come documentato da varie ricerche scientifiche, dal sangue e dal latte materno si possono trasmettere una grande percentuale di Pfas al feto.