Tra la fine di novembre e il 18 gennaio il costo per trasportare un container “tipico” da Shanghai a Genova è più che quadruplicato, passando da 1.400 a 6.300 dollari. È una conseguenza diretta del rischio che le navi commerciali che attraversano lo Stretto di Bab el-Mandeb, da o verso il Canale di Suez, diventino un bersaglio per gli attacchi dei ribelli Houthi in Yemen.
Non è la prima volta che, negli ultimi anni, il commercio marittimo mondiale va incontro a una crisi di portata simile. Nel corso del 2021, con la ripresa dei commerci alla fine delle peggiori ondate della pandemia, il costo di trasporto mondiale di un container tipico aveva superato i 10.000 dollari, per poi tornare a scendere. Stavolta però la crisi è diversa per due motivi. Innanzitutto, per la velocità alla quale è avvenuta: nel 2021 occorse circa un anno per arrivare al suo picco, e sette mesi per superare quota 6.000 dollari, contro il mese e mezzo attuale. Ma anche perché è “regionale”. Da Suez passa circa il 12% del commercio marittimo internazionale, e se è vero che questo può trasmettere la crisi al resto del mondo, è altrettanto vero che mentre il costo di trasporto Shanghai-Genova e Shanghai-Rotterdam fanno segnare +350%, quello da Shanghai a Los Angeles si ferma al +95%. È l’Europa, insomma, a essere nell’occhio del ciclone.