Nel 2022 l’economia è cresciuta in misura significativa in tutte le macroaree, dopo l’eccezionale recupero dell’anno precedente; l’espansione è stata più forte nel Nord Est e al Centro. Nella prima metà del 2023, invece, secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, l’attività si è affievolita in tutte le aree, risentendo del rallentamento della domanda interna ed estera.
Gli investimenti si sono indeboliti, anche se sostenuti dagli incentivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR); in prospettiva, le vendite rimarrebbero stazionarie. L’espansione dell’occupazione è continuata nei primi sei mesi dell’anno in corso, con maggiore intensità al Centro Nord. L’inflazione, seppure in calo dall’inizio dell’anno, ha eroso il reddito disponibile delle famiglie, frenandone i consumi.
La perdita di potere d’acquisto è stata più elevata per i nuclei con minore capacità di spesa, in particolare nel Nord Est e nelle Isole. I rincari hanno inoltre accresciuto il rischio di povertà energetica, una condizione più diffusa nelle regioni meridionali. Il credito bancario alle imprese è calato e quello alle famiglie ha rallentato.
Le banche sono diventate più selettive nella concessione dei prestiti: pesano l’indebolimento del quadro economico e il più alto costo della provvista. Il tasso di deterioramento del credito rimane ovunque su livelli ancora contenuti. Gli investimenti pubblici sono cresciuti e sono destinati a irrobustirsi con la progressiva attuazione del PNRR.
In particolare:
PRODUZIONE E CONSUMO DI ENERGIA NELLE MACROAREE
L’Unione europea ha recentemente rivisto gli obiettivi climatici da conseguire entro il 2030. Fra i vari impegni, gli Stati membri dovranno ridurre i consumi finali di energia dell’11,7 per cento rispetto alle previsioni formulate nel 2020 e coprire almeno il 42,5 per cento di questi ultimi con fonti energetiche rinnovabili (FER).
Consumi finali di energia. – Secondo i dati dell’ENEA, nel 2019 i consumi finali di energia
In Italia sono stati circa 120 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (TEP), attorno a due tonnellate per abitante. Gli usi civili, che includono il settore terziario e quello domestico, assorbivano circa il 40 per cento dei consumi finali, i trasporti il 30 e l’industria il 27.
I consumi pro capite erano più alti al Nord rispetto al resto del Paese, con un differenziale particolarmente ampio nel settore degli usi civili, che risente in parte delle più sfavorevoli condizioni climatiche (figura A, pannello a). L’incidenza degli utilizzi industriali risultava assai significativa nel Nord Est, a causa sia del peso del settore, sia della sua elevata intensità energetica (consumi finali per euro di valore aggiunto); il Mezzogiorno si caratterizzava invece per una bassa presenza dell’industria, ma concentrata in attività ad alto consumo di energia.
Tra il 2012 e il 2019 i consumi energetici sono molto scesi al Centro (-7,1 per cento) e più moderatamente nel resto del Paese (figura A, pannello b). In tutte le aree, ad eccezione del Nord Est, il calo è stato prevalentemente trainato dalla componente industriale.