Lo scenario internazionale
Nel 2022 la crescita dell’economia mondiale è rimasta al di sotto del 3,5 per cento, un punto percentuale in meno di quanto ci si attendeva alla vigilia dello scoppio del conflitto; quest’anno, secondo il Fondo monetario internazionale (FMI), non raggiungerebbe il 3 (fig. 1). L’inflazione ha sfiorato il 9 per cento a livello globale; nei paesi avanzati ha superato in media il 7 per cento, il valore più elevato da quarant’anni.
In alcune economie, in particolare negli Stati Uniti, l’accelerazione dei prezzi è stata sospinta in larga misura dall’impetuoso recupero dei consumi avviato nel 2021, mentre l’offerta era ancora frenata dalle restrizioni imposte dalla pandemia e dagli impedimenti allo scambio internazionale di materie prime e prodotti intermedi che ne erano conseguiti (fig. 2). In Europa, invece, l’inflazione ha trovato alimento soprattutto nei rincari dell’energia, specie quelli del gas naturale, le cui quotazioni hanno raggiunto valori senza precedenti.
Dai circa 20 euro per megawattora dei primi mesi del 2021, i prezzi del gas sono progressivamente saliti, accelerando dall’estate e superando in media i 100 euro nel dicembre di quell’anno. Il rialzo è stato la conseguenza del calo delle forniture di gas dalla Russia, attribuito a sua volta dapprima alle condizioni climatiche, poi principalmente alle pressioni politiche connesse con le controversie relative all’apertura del gasdotto Nord Stream 2.
Con lo scoppio della guerra le quotazioni hanno cominciato a subire fortissime oscillazioni;
hanno toccato un massimo di 350 euro nell’estate del 2022, quando tutti i paesi europei cercavano di ricostituire le scorte per assicurare un approvvigionamento minimo per l’inverno. Nella media dell’anno esse sono risultate oltre 6 volte più alte in Europa che negli Stati Uniti. Grazie a una stagione invernale mite, alla riduzione dei consumi indotta dai rincari, alle misure di risparmio varate dai governi e al conseguimento degli obiettivi di stoccaggio, i prezzi del gas
sono progressivamente diminuiti, tornando al di sotto dei 30 euro.
Le previsioni di crescita dell’economia mondiale nei prossimi mesi restano incerte. Pesa il persistere del conflitto in Ucraina; vi sono dubbi circa l’intensità della ripresa dell’economia cinese, che ha fatto seguito alla rimozione, alla fine dell’anno passato, delle misure particolarmente restrittive mantenute per il contrasto alla pandemia. Con la discesa dei prezzi dell’energia, l’inflazione oggi è in flessione, in Europa come negli Stati Uniti. La componente di fondo, calcolata cioè al netto dei beni energetici e alimentari, si mantiene però elevata e
si conferma, per il momento, l’intonazione restrittiva delle politiche monetarie volte a tenere sotto controllo la tendenza dei prezzi nel medio periodo. Agli effetti dell’adozione di tali politiche in modo pressoché sincronizzato in tutti i principali paesi si possono aggiungere, sul piano internazionale, rischi di instabilità del sistema finanziario.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) può stimolare progressi significativi nella
digitalizzazione delle amministrazioni; l’accentuazione del turnover già in atto nel pubblico impiego offre l’occasione di acquisire risorse umane con un livello professionale adeguato rispetto ai servizi che lo Stato si impegna a fornire. Oltre a essere un obiettivo del Piano, il rafforzamento della pubblica amministrazione è un fattore cruciale per utilizzarne in maniera rapida e piena le risorse messe a disposizione in tutti i comparti.
Sulle capacità di crescita della nostra economia grava, infine, un sistema tributario complesso, su cui si è spesso intervenuti senza un disegno organico. Il Governo ha manifestato l’intenzione di realizzare un ampio intervento di riforma, con il disegno di legge delega attualmente in
discussione in Parlamento. Una ricomposizione del prelievo che riduca il peso della tassazione sui fattori produttivi può stimolare l’occupazione e gli investimenti. La rimozione delle misure che influiscono negativamente sulle scelte dimensionali e organizzative delle imprese, preservando al contempo quelle che incentivano la patrimonializzazione, contribuirebbe ad accrescerne l’efficienza.
Modifiche alla tassazione personale attente agli effetti redistributivi andrebbero modulate tenendo conto dell’entità complessiva e delle specifiche caratteristiche dei programmi di sicurezza sociale.
(CONTINUA)