Prepararsi alle crisi e gestirle: rafforzare la resilienza dell’Unione e delle sue regioni e città
Preparazione della società – un nuovo approccio alla preparazione ai rischi e alle crisi
- ritiene che, anche se non sappiamo ancora quali saranno le crisi che in futuro colpiranno l’Europa, le sue città, le sue province e le sue regioni, possiamo già prevedere quali saranno le vittime di tali crisi. Le crisi ignorano i confini amministrativi e richiedono quindi un approccio multilivello, che coinvolga tutte le amministrazioni comunali, gli enti territoriali intermedi (province, dipartimenti ecc.) e il livello regionale. Per evitare queste vittime, dobbiamo sviluppare una cultura dei rischi e delle crisi, un nuovo approccio alla sicurezza, alla salute e al benessere delle persone, basato sulla preparazione della società. Questa è appunto l’idea sulla quale si basa il presente parere;
- osserva che la principale caratteristica delle crisi degli ultimi anni è stata la loro natura brutale e imprevedibile. Le catastrofi e gli eventi estremi collegati ai cambiamenti climatici potrebbero e dovrebbero essere immaginati e anticipati, ma la loro violenza e la loro regolarità superano ogni aspettativa. La crisi della COVID-19 o la guerra in Ucraina e le conseguenti sofferenze per le popolazioni dimostrano l’esistenza di un nuovo modello di crisi, imprevedibili e su vasta scala. Di fronte a questi fenomeni, non bastano né gli approcci globali in materia di prevenzione (agire per evitare rischi noti e valutabili in termini di probabilità), né il principio di precauzione (agire per evitare l’insorgere di nuovi rischi gravi e irreversibili per la salute umana o per l’ambiente);
- ritiene che l’Europa debba investire in una nuova direzione, ovvero nella preparazione della società, che può essere definita come la capacità collettiva di preparare le società ad affrontare, in uno spirito di coesione e solidarietà, le sfide del futuro e in particolare le crisi e le catastrofi. La preparazione della società significa porre soprattutto l’accento sulla dimensione civica, sociale e umana, sull’accesso ai servizi e sulla qualità del sostegno alle persone. Le crisi e le catastrofi colpiscono infatti principalmente le categorie più vulnerabili. È questo è uno degli insegnamenti tratti dalla crisi della pandemia di COVID-19;
- ritiene che l’approccio globale alla resilienza debba basarsi sulla combinazione di due elementi: lo sviluppo della capacità delle società di guidare le trasformazioni necessarie di fronte alle sfide delle disuguaglianze economiche, sociali e territoriali, dei cambiamenti climatici e della transizione verde, ma anche lo sviluppo della capacità di affrontare le vulnerabilità delle società di fronte ai rischi, alle crisi e alle catastrofi, in particolare attraverso la realizzazione di attività di preparazione della società;
- propone di introdurre una distinzione tra le vulnerabilità collegate ai rischi noti, principalmente ambientali, demografici e industriali, e le vulnerabilità collegate a rischi non noti, siano essi una conseguenza dei cambiamenti climatici, delle emergenze sanitarie o delle attività umane. Tali vulnerabilità non possono essere scongiurate dall’adozione di piani di gestione, per quanto sofisticati essi possano essere; affrontare queste vulnerabilità, soprattutto quelle del secondo tipo, significa dare priorità allo sviluppo di una cultura delle crisi e dei rischi e di una capacità collettiva di far fronte alle incertezze e alle catastrofi;
- chiede che l’analisi delle vulnerabilità sociali e territoriali diventi una priorità politica per l’UE, in quanto senza queste informazioni sarà difficile preparare le società. Solo mettendo in evidenza tali vulnerabilità e comprendendo pienamente la loro natura, sarà possibile fornire risposte efficaci a livello europeo e nazionale, ma soprattutto in ciascuna delle nostre città, province e regioni. È infatti opportuno usare cautela rispetto a un approccio eccessivamente globale a vulnerabilità considerate su una scala geografica troppo ampia e privilegiare invece un approccio locale che consenta di affrontare in maniera più accurata le realtà che vive concretamente la popolazione;
- pur riconoscendo che le politiche in materia di protezione civile rientrano in primo luogo tra le competenze degli Stati membri, osserva che poiché le attività di prevenzione, previsione / preparazione della società e soccorso sono molto spesso svolte dagli attori locali, dalle città e dalle province (o dai dipartimenti, ecc.), che sono in genere competenti per tali compiti, con il sostegno delle regioni. Questi enti devono quindi essere strettamente coinvolti negli interventi di progettazione, attuazione e monitoraggio di tali attività ed essere dotati dei mezzi – in particolare giuridici e finanziari – necessari a questo scopo, conformemente al principio di sussidiarietà attiva e secondo un approccio di governance multilivello che coinvolga e includa tutti i livelli territoriali;
- sottolinea l’esigenza di rafforzare la capacità delle città e delle regioni di fornire, anche in tempi di crisi, i servizi necessari ai cittadini. Una misura essenziale per raggiungere tale obiettivo consiste nel rafforzare la sicurezza comune dell’approvvigionamento in tutta Europa. Ciò richiede l’individuazione delle dipendenze critiche, la produzione sul territorio europeo della maggior parte dei prodotti e servizi essenziali e la garanzia di meccanismi del mercato unico che permettano di rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime, materiali e derrate alimentari. Anche le infrastrutture critiche devono essere rafforzate per garantire il mantenimento delle condizioni di vita in caso di crisi.