U.E. – Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla tutela penale dell’ambiente
La direttiva 2008/99/CE ha introdotto nel quadro giuridico dell’UE in materia ambientale un principio importante secondo cui i reati ambientali dovrebbero essere combattuti e i loro autori puniti in tutti gli Stati membri dell’UE. Si tratta di un elemento essenziale per garantire il rispetto del principio “chi inquina paga” e dell’acquis ambientale dell’UE.
Nonostante le buone intenzioni, la direttiva non ha raggiunto tutti i suoi obiettivi. Fino ad oggi, infatti, non era stata rivista e la valutazione condotta dalla Commissione nel 2020 ha rilevato problemi fondamentali nell’applicazione della direttiva nei vari Stati membri. Tra le questioni principali, la Commissione ha citato:
• la mancanza di dati completi sui reati ambientali;
• l’assenza di chiarezza in merito ad alcuni termini giuridici;
• differenze significative nelle sanzioni applicate dagli Stati membri, comprese le sanzioni accessorie e le sanzioni applicabili alle persone giuridiche;
• una scarsa flessibilità nell’adeguare il campo di applicazione della direttiva;
• carenze nella cooperazione transfrontaliera, tra cui una scarsa sensibilizzazione dei pubblici ministeri e dei giudici.
Tali problemi si sono tradotti in una mancanza di uniformità in termini giuridici e pratici e in differenze nell’attuazione e nell’applicazione delle norme dell’Unione in materia di reati ambientali. Ciò ha causato una disparità di condizioni e ha compromesso il corretto funzionamento del mercato interno. La proposta di direttiva della Commissione sulla tutela penale dell’ambiente si rivela quindi particolarmente opportuna. Il relatore propone di porre rimedio alla mancanza di uniformità chiedendo un’ulteriore armonizzazione e riflessione per integrare la presente direttiva con altri settori politici, anche per raggiungere la piena uniformità attraverso un regolamento.
Le attuali inefficienze nella lotta ai reati ambientali hanno creato terreno fertile affinché nella maggior parte degli Stati membri i trasgressori aggirino la legislazione nazionale o dell’UE in materia di protezione ambientale, dato che il rischio di condanna è basso e le sanzioni spesso non fungono da deterrente. Inoltre, i reati ambientali sono spesso legati ad attività criminali organizzate con una dimensione transfrontaliera, come la spedizione illecita di rifiuti o il commercio di specie protette. Si stima ad esempio che il fatturato annuale del mercato dei rifiuti illeciti sia compreso tra i 4 e i 15 miliardi di EUR.
DIRETTIVA 2008/99/CE