The Lancet – Stime globali delle concentrazioni giornaliere di particolato fine nell’ambiente 

Stime globali delle concentrazioni giornaliere di particolato fine nell’ambiente e distribuzione spazio-temporale ineguale dell’esposizione della popolazione: uno studio di modellizzazione

In Europa, una delle zone con l’aria più inquinata è l’Italia settentrionale, e in particolare la Pianura Padana, dove più fattori (alta densità di popolazione, attività industriali, fattori geografici, orografici e condizioni meteorologiche) contribuiscono alla bassa qualità dell’aria.

Il Progetto VIIAS del Ministero dell’Ambiente (l’acronimo sta per «Valutazione integrata dell’impatto dell’inquinamento atmosferico sull’ambiente e sulla salute») ha calcolato che l’inquinamento atmosferico ruba dieci mesi di vita a ogni italiano, che salgono a 14 per chi vive al Nord (mentre sono solo 6,6 mesi per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole).

L’Unione europea stabilisce attualmente che il valore medio annuale del Pm2,5 non può superare i 25 microgrammi per metro cubo. I limiti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità sulla base delle ricerche più aggiornate, che hanno individuato i livelli oltre i quali le polveri sottili sono dannose per l’organismo, sono molto più bassi: una media annua di 5 microgrammi per metro cubo, e giornaliera di 15 microgrammi per metro cubo. Entro il 2030 la Ue vuole abbassare il limite massimo della media annua di Pm2,5 a 10 microgrammi per metro cubo.

Secondo il report di Legambiente «Mal Aria di città / Clean Cities Campaign», le città italiane nel 2022 erano per lo più ancora lontane dai limiti indicati dall’Oms, per quanto sotto all’attuale limite Ue. In particolare Monza (25 microgrammi per metro cubo), Milano, Cremona, Padova, Vicenza (23 ), Torino, Alessandria, Bergamo, Piacenza (22 ), Como (21), Brescia, Asti, Mantova e Lodi (20) che sfiorano l’attuale limite normativo, sono oltre quello richiesto a partire dal 2030 e molto oltre quello dell’Oms. Legambiente stima che Milano dovrebbe abbattere del 57% le sue concentrazioni di Pm2,5 per soddisfare i criteri normativi entro il 2030 e del 78% per rientrare nei limiti raccomandati dall’Oms; Torino invece dovrebbe ridurre le concentrazioni rispettivamente del 54% e del 77%.

Anche le città più virtuose non possono comunque dirsi esonerate dall’abbassare le proprie concentrazioni; anzi, per raggiungere i valori raccomandati dall’Oms devono anche loro impegnarsi nell’abbatterle del 50%, nel caso di Viterbo, Grosseto, Livorno, del 44% per Macerata, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Agrigento, Enna e del 29% per Trapani.

cfr: The Lancet – Mortalità prematura dovuta all’inquinamento atmosferico nelle città europee – Green Grid Italia