Progetto europeo LIFE+ A_GreeNet – Medio Adriatico e cambiamento climatico

Il progetto europeo LIFE+ A_GreeNet, co-finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma LIFE, ha l’obiettivo di rendere le città della costa del Medio Adriatico più resilienti al cambiamento climatico attraverso vari interventi: il recupero dei suoli, la piantumazione di foreste e aree verdi, soluzioni flessibili (verde verticale, verde in copertura, dispositivi verdi, ecc.) e favorendo la concreta realizzazione dei Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima.

Secondo i dati del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), pubblicati nel Rapporto sugli indicatori di impatto dei cambiamenti climatici (2021), fra i principali effetti che i cambiamenti climatici avranno sulle aree costiere, il previsto innalzamento del livello del mare e l’aumentata esposizione alle inondazioni potranno essere responsabili della modifica dell’attuale assetto delle coste, dei suoi habitat e delle attività e delle infrastrutture turistiche che contribuiscono al benessere e alla sussistenza sociale.

Gli ecosistemi costieri del Mediterraneo presentano già oggi un’elevata vulnerabilità ai cambiamenti climatici, con fenomeni di rapida erosione dei litorali.

Tale fenomeno è sia connesso alla risalita del livello del mare, dovuta allo scioglimento delle coltri glaciali, alla subsidenza e all’espansione termica delle masse oceaniche come conseguenza dei cambiamenti climatici già in atto, sia all’uso sconsiderato del territorio costiero operato dall’essere umano negli ultimi decenni, sia alla riduzione dell’apporto solido dai fiumi.

L’innalzamento del livello medio marino provoca l’invasione da parte del mare di terre emerse, una maggiore esposizione delle zone costiere agli effetti delle mareggiate e di tutte le componenti climatiche che naturalmente influenzano questi ambienti (marea, correnti, vento, onde).

Le zone costiere sono i territori maggiormente occupati da insediamenti abitativi, infrastrutture di trasporto e da rilevanti attività economiche, anche di tipo turistico. L’uso del suolo e delle risorse costiere spesso agiscono sui processi dinamici litoranei e impongono interventi di contenimento degli effetti distruttivi dell’azione del mare.

SNPA ha elaborato una serie di indicatori di impatto dei cambiamenti climatici con l’obiettivo di contribuire al consolidamento di una base conoscitiva sulle possibili conseguenze ambientali, sociali ed economiche dei cambiamenti climatici nel nostro paese nonchè informare adeguatamente i cittadini, fornire evidenze scientifiche ai decisori politici e costituire una base di riferimento rispetto alla quale monitorare l’efficacia degli interventi di adattamento. Vediamo quelli relativi alle zone costiere.

 Erosione delle coste

L’indicatore misura i cambiamenti della costa, in termini di suolo perso e acquisito per effetto di tutte le cause che agiscono in prossimità della costa, e valuta il trend evolutivo delle spiagge. L’indicatore, aggiornato periodicamente, è un parametro di base per la valutazione della vulnerabilità delle aree costiere e del grado di rischio a cui sono esposti centri urbani, infrastrutture e attività socio-economiche che si sviluppano in prossimità della costa.

 Nel periodo 1950-1999 circa il 30% delle coste italiane ha subìto cambiamenti significativi, superiori a 25 metri, e nel periodo 2000-2007 ancora il 22% delle coste ha subìto variazioni superiori a 5 metri (Tab. 1).

 Le spiagge sono i tratti di litorale soggetti a una maggiore e più evidente evoluzione geomorfologica:  infatti, analizzando le sole coste basse, tra il 2000 e il 2007 i litorali con variazioni superiori a 5 metri sono il 37% e i tratti di costa in erosione (895 km) sono ancora superiori a quelle in progradazione (849 km).

 Complessivamente il bilancio tra le aree in arretramento e in avanzamento è negativo con una perdita definitiva di territorio costiero di circa 5 km2 tra il 1950 e il 1999. Tra il 2000 e il 2007 le spiagge italiane hanno perso 16 km2 a fronte di 15,2 km2 di aree in progradazione e la differenza tra la superficie delle spiagge ha evidenziato che ulteriori 600.000 m2 di arenili sono andati persi.

 Frequenza di condizioni di mare agitato

La variazione delle condizioni meteorologiche climatiche globali e locali hanno effetti sui bacini marini e influenzano la generazione del moto ondoso. La maggior frequenza di condizioni meteorologiche avverse può generare eventi ondosi da intensi ad estremi.

 L’impatto negativo riguarda l’aumento delle aree potenzialmente soggette ad inondazione, la variazione dell’energia del moto ondoso, una maggiore erosione costiera, un aumento della vulnerabilità dei centri abitati ed attività antropiche costiere, danni a beni pubblici e privati esposti agli eventi estremi.

 La pressione atmosferica e l’intensità dei venti agiscono direttamente sulla superficie del mare attraverso trasferimenti di energia che generano il moto ondoso.

 Livello medio del mare

Le variazioni del livello del mare, seppur lente e non apprezzabili dall’occhio umano nel breve periodo, costituiscono da qualche anno una fonte di preoccupazione a causa delle conseguenze che gli innalzamenti possono riversare sulle coste.

 La problematica è particolarmente sentita soprattutto in quei paesi, come l’Italia, in cui la forte antropizzazione delle aree costiere ha riversato in aree potenzialmente interessate dal fenomeno una grande quantità di persone e attività. Tali variazioni, seppur dell’ordine di pochi millimetri l’anno, sono però continue e appaiono ad oggi irreversibili. Nel trentennio appena concluso, si sono verificati incrementi in gran parte dei mari italiani, soprattutto lungo le coste, con valori medi del trend pari a circa 2.2 mm/anno.

 L’aumento del volume degli oceani (causato dall’espansione termica) sommato al maggiore apporto di massa d’acqua dovuto alla fusione dei ghiacci continentali determinano modifiche dirette del livello medio del mare. Le variazioni positive del livello medio del mare (innalzamenti) determinano un aumento delle aree potenzialmente soggette ad inondazione e della frequenza di eventi estremi, maggiore erosione costiera, intrusione di acqua salata e aumento di salinità nella riserva di acqua dolce, “marinizzazione” delle lagune costiere, aumento della vulnerabilità dei centri abitati ed attività antropiche costiere.

 Nelle lagune e nelle pianure costiere alto adriatiche, all’innalzamento del livello medio mare assoluto dovuto a fattori climatici (eustatismo), si somma la perdita di quota locale dovuta al compattamento degli strati argillosi e sabbiosi del sottosuolo (subsidenza).

 Alterazioni delle componenti climatiche generano variazioni dirette del volume e della massa degli oceani, con conseguente variazione del livello medio del mare. Gli effetti nel Mediterraneo vengono regolati dagli scambi di volumi di acqua attraverso lo stretto di Gibilterra.

 Numero di eventi di inquinamento di breve durata

L’impatto degli eventi di precipitazione intensa sulla qualità delle acque di balneazione avviene in maniera indiretta poiché esso viene mediato dalla capacità del sistema di depurazione di ricevere e trattare grandi quantità di acqua.

 Durante le più recenti stagioni balneari, gli eventi meteorici intensi e i fenomeni estremi sono diventati sempre più ricorrenti. Si tratta di eventi che recapitano grandi quantità di acqua sia nei sistemi di depurazione sia al suolo. Nel primo caso può essere messa a rischio la tenuta dei sistemi di depurazione, che devono contenere un volume molto superiore a quello per cui sono stati progettati: essi sono dotati di un sistema di sicurezza, il “troppo pieno” che, attivandosi, recapita nel corpo idrico recettore una grande quantità di reflui non depurati.

 Nel caso del dilavamento del suolo, soprattutto se avviene dopo un lungo periodo di siccità, i fiumi scaricano nei corpi idrici recettori acque cariche di contaminanti, deteriorandone la qualità.

 L’apertura degli scolmatori di “troppo pieno” determina un aumento della contaminazione da patogeni, quali ad esempio quelli associati a contaminazione fecale come gli enterococchi intestinali e Escherichia Coli che, se presenti in quantità superiore ai valori limite, implicano il divieto di balneazione. Nella maggior parte dei casi si tratta di una contaminazione che ha un impatto sull’acqua inferiore a 72 ore e alta prevedibilità.

L’inquinamento di breve durata è una contaminazione microbiologica che ha cause chiaramente identificabili e si prevede che influisca normalmente sull’acqua di balneazione per meno di 72 ore dopo il primo impatto.

Nella maggior parte dei casi, secondo l’analisi delle informazioni fornite nei profili delle acque di balneazione dei siti interessati, questo tipo di inquinamento si verifica dopo periodi di pioggia intensa, provocando lo scarico, in ambiente acquatico, di una miscela di acque sporche e di fognatura.

 Evidenziare il numero degli inquinamenti di breve durata legati alle forti piogge permette di porre in luce criticità nel sistema di depurazione delle acque reflue, l’impatto del dilavamento dei suoli connesso all’uso del suolo stesso e l’impatto provocato dalle foci fluviali. Valutare la frequenza di queste forme di inquinamento permette quindi di mettere in atto adeguate misure di gestione volte a tutelare l’ambiente e di conseguenza la salute  umana.

 Fonte: Ispra