Verso Sud. La strategia europea

per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo

“Presentare agli investitori internazionali non un vago progetto, non il solito libro dei sogni, ma la realtà che stiamo già costruendo con i fondi e i progetti del PNRR. Il secondo è politico: evidenziare il cambio di passo di questo governo, che vede il Mezzogiorno non come ‘un problema’ ma come la possibile risposta ai problemi di crescita del Paese. Il terzo è il più ambizioso: il conflitto ucraino e tutto ciò che ne consegue, a cominciare dalla crisi del gas e dei combustibili, impone all’Italia di qualificarsi come hub dell’Europa nel Mediterraneo. Il nostro Sud può cambiare il suo destino: non più periferia dell’Unione ma punta avanzata degli interessi del Continente. Dobbiamo attrezzarci a svolgere questo ruolo”.

Un concetto che il ministro per il Sud e la Coesione territoriale sviluppa in un’altra intervista, pubblicata sulle colonne del quotidiano Il Messaggero. “Bisogna accendere al Sud un secondo motore per sostenere lo sviluppo nazionale, e questo è il momento giusto, soprattutto per fronteggiare la crisi energetica: è a Sud che la produzione di solare, eolico e geotermico garantisce la resa maggiore. È a Sud la collocazione naturale dei nuovi rigassificatori per l’importazione di gas liquido. È il Sud che può attrarre nuovi investimenti industriali in un’epoca in cui, inevitabilmente, si ridurranno le catene globali del valore e si dovranno riportare in Europa produzioni che nei decenni scorsi abbiamo lasciato in Cina e in Asia con eccessiva fiducia ed entusiasmo”.

Si tratta di un ruolo che l’Italia, e il Mezzogiorno in particolare, possono rivendicare non solo in questi campi, ma in un ambito più generale. “Gli equilibri politici europei – afferma ancora il ministro Carfagna ad Huffington Post – sono destinati a diventare sempre più policentrici. La costruzione di un asse euro-mediterraneo, che sarà per esempio decisivo rispetto alle nuove rotte energetiche, non è una rivendicazione politica, ma una necessità strategica sia per fare fronte ai problemi, a partire da quelli migratori, sia per immaginare soluzioni innovative, come ad esempio un partenariato sulla sicurezza alimentare tra i Paesi dell’area mediterranea”.