Corriere della Sera – È il momento della “greenflation”. Prove di risposte sostenibili
Qualcuno già comincia a considerarlo un effetto collaterale, forse necessario se davvero si vorranno raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di qui al 2030. Eppure quello che sta accadendo ai prezzi, che dopo lunghi anni nei quali sono rimasti fermi, persino in calo, hanno ricominciato a salire, non può essere legato soltanto alla transizione ecologica. I dati sono lì, in Europa l’inflazione media a dicembre ha toccato il record del 5 per cento. Per avere un’idea, nei suoi obiettivi di politica monetaria, la Banca Centrale Europea solo pochi anni fa, faceva fatica a raggiungere l’obiettivo del 2 per cento. Un aumento dei prezzi spinto in gran parte dall’energia, che da sola è cresciuta di cinque volte tanto: il 26 per cento. Ed è intorno a questo numerino, che la ricerca del colpevole sta formando partiti e gruppi di pensiero molto diversi tra loro. È stato persino coniato un nuovo vocabolo, per indicare questo fenomeno, la greenflation.
Il balzo dei prezzi è spinto in buona parte dalla spesa per l‘energia. Come rendere più equi i costi della transizione? Per la presidente della Bce Lagarde, la strada è accelerare l’investimento nelle rinnovabili e in altre tecnologie verdi
Un andamento delle materie prime, il rame ad esempio è cresciuto del 100 per cento, l’alluminio del 75 per cento, che sarebbe dovuto certo alla ripresa dell’economia, ma in realtà il vero motivo della revisione dei listini sarebbe legato all’accelerazione della transizione ecologica. Ma è davvero così? Potremmo considerarlo una specie di effetto Tesla su larga scala . L’auto elettrica prodotta da Elon Musk costa molto di più dei modelli tradizionali alimentati a diesel, dunque il ragionamento di chi sostiene questa tesi è più o meno questo: se si vuole essere ecologici bisogna aspettarsi che i prezzi salgano . Una tesi che ha visto nelle scorse settimane schierarsi, ad esempio, Isabel Schnabel, autorevole esponente del comitato esecutivo della Bce. In un suo intervento all’American Economic Association è stata esplicita: «Il calo dell’inflazione a livelli inferiori al due per cento alla fine dell’orizzonte di proiezione dipende dal presupposto, derivato dalle curve dei futures, che nel 2023 e nel 2024, l’energia non contribuisce all’inflazione primaria. La storia suggerisce che tale profilo sarebbe insolito».
I governi dell’Ue e il taglio delle emissioni
L’incremento delle spese per l’energia, la principale area di transizione, dall’uso dei combustibili fossili all’eolico o fotovoltaico, resterà la principale voce del capitolo inflazione . E Schnabel ha insistito: la transizione rappresenta un rischio al rialzo per le previsioni di inflazione. E qui entra in campo l’azione dei governi europei: la scelta della riduzione dell’impatto sul pianeta, con l’obiettivo di ridurre del 55 per cento le emissioni di anidride carbonica assomiglia a quella dell’euro, un processo finalmente diventato irreversibile. Il problema è il percorso per arrivarci. Prendiamo quello che sta accadendo in Italia sulle bollette, i rincari potranno pesare per oltre mille euro, dunque il governo presieduto da Mario Draghi ha messo in campo una strategia di contenimento, stanziando risorse proprio per evitare che lo choc pesi integralmente su famiglie e imprese.
Redistribuire i costi della transizione
Ecco il punto: come distribuire e rendere più equo il costo della transizione, dal momento che la riduzione dell’anidride carbonica è definito come obiettivo non negoziabile per l’interesse comune. La prima domanda dovrebbe essere: quale inflazione potrebbe generare invece che mettere in preventivo altre catastrofi climatiche, in termini di indennizzi da pagare, investimenti, aiuti alle popolazioni. Previsioni complicate, naturalmente dove il confine tra le proiezioni e i convincimenti è molto labile. Gli effetti collaterali, appunto. A proporre una strategia, è la stessa Bce. È la sua presidente Christine Lagarde, ex ministro dell’Economia francese, ex direttrice generale del Fondo Monetario internazionale: «Oggi si stanno verificando cambiamenti strutturali nell’economia che potrebbero avere un profondo impatto sul lato dell’offerta dell’economia. La transizione verde, la rivoluzione digitale e i cambiamenti demografici sono stati tutti accelerati dalla pandemia. Se vogliamo raggiungere una crescita sostenibile in futuro, l’offerta e la domanda devono muoversi insieme mentre l’economia si adegua a questi cambiamenti», ha detto alla Conferenza di Parigi dei comitati parlamentari per gli affari comunitari dell’Unione europea. (continua a leggere dopo i link )